05/01/2021 di Gabriel Tibaldi
Nel 2019, in Italia, è passata all’unanimità una mozione parlamentare per una riduzione nell’utilizzo di pesticidi.
In questo senso il futuro era già delineato già da tempo: sono molte le petizioni private e le associazioni, ambientaliste e no, che in passato hanno fatto richieste di questo tipo: la politica ha solo accelerato verso una direzione ormai consolidata.
L’Europa si era già espressa nel 2016, attraverso ricerche per favorire la sostenibilità di un’agricoltura indirizzata a mercati sempre più vasti ed eterogenei. In tal senso il progetto IPM (Integrated Pest Management), che ha coinvolto agricoltori e scienziati, ha sviluppato diverse attività diagnostiche e progettuali che riducono drasticamente l’utilizzo dei pesticidi.
L’attenzione per la sostenibilità ambientale e per la sicurezza alimentare aumenta anno dopo anno in modo apparentemente inarrestabile.
La direzione di spesa delle famiglie europee è decisamente sbilanciata in favore del biologico e l’assenza di pesticidi in questo tipo di agricoltura, è alla base di questa netta presa di posizione del mercato.
Quella di limitare l’utilizzo della chimica di sintesi, non è dunque solo una scelta di natura etica, ma anche un obbligo per chi non vuole rimanere indietro nelle scelte strategiche di mercato.
Se calibriamo la nostra ricerca sui tempi medi, con ordini di grandezza di decenni, focalizzando i dati sull’intera area globale, notiamo un preoccupante incremento nell’utilizzo dei pesticidi, ma se restringiamo il focus agli ultimi dieci anni limitandoci all’Europa, l’inversione di tendenza è chiara e ha tutti i crismi statistici dell’irreversibilità.
Purtroppo molti fitofarmaci vietati all’interno dell’Unione Europea non lo sono in molte altre zone del pianeta e si assiste al fenomeno immorale della vendita verso questi paesi di pesticidi proprio da parte di azienda europee.
In un mondo così fortemente globalizzato è sotto gli occhi di tutti il paradosso di ritrovarsi nel piatto cibi che contengono pesticidi vietati dalla propria comunità, ma venduti proprio da quei paesi che ne proibiscono l’utilizzo sul proprio suolo.
I consumatori, sempre più informati e sempre più attenti, spingeranno le loro scelte ulteriormente verso quei mercati eco-sostenibili e salutari.
In agricoltura un utilizzo estensivo e incontrollato di fitofarmaci e di elementi chimici, nella misura che ancora oggi, purtroppo, si rileva nel cosiddetto terzo mondo, porta danni ambientali non solo nel contesto di applicazione, ma anche in termini globali.
È stato ampiamente dimostrato come i pesticidi giochino un ruolo fondamentale nel fenomeno del cosiddetto riscaldamento globale.
L’agricoltura di precisione apporta fondamentali vantaggi in ogni aspetto professionale: dall’efficienza, alla razionalizzazione, al conseguente risparmio in termini economici, passando attraverso una significativa riduzione dell’impatto ambientale.
Eliminare, o contenere significativamente, l’utilizzo dei fitofarmaci, è il primo passo da compiere per essere competitivi e avere un brand con una buona reputazione, fattore indispensabile se non si vuole sparire sotto le scelte di un mercato ormai consolidato.
Tracciabilità e monitoraggio aereo aiutano a controllare la propria catena di approvvigionamento in modo estremamente sensibile, e a misurare, attraverso l’implementazione della geoinformatica,, l’utilizzo di materie prime e altri elementi, non ultimo i pesticidi.
I dati messi a disposizione dai droni e/o dai satelliti, sono poi trasferiti ai Sistemi di Supporto Decisionali (DSS) e a tutti quei sistemi di Intelligenza Artificiale che rilasciano precisissimi piani di azione atti a prevenire le malattie delle colture, eliminando così la ormai desueta strategia dell’intervento postumo attraverso l’utilizzo di fitofarmaci.
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