Cos’è il vino biologico?

04/12/2020 di Gabriel Tibaldi


Vino biologico non è una definizione qualitativa!

Non significa che il prodotto sia “più buono” o che contenga meno solfiti in termini assoluti rispetto ad un vino tradizionale.

La normativa europea prevede che i vini si possano fregiare della definizione di “biologico” quando:

 

  1. Provengono da agricoltura che non impiega OGM
  2. Non utilizza fertilizzanti chimici.
  3. Non utilizza diserbanti chimici

 

Giova sapere che, invece, contro i parassiti si possono utilizzare i prodotti tradizionali, al contrario di quanto previsto dall’agricoltura biodinamica.

Per quanto riguarda i solfiti, invece, il rapporto con il grado zuccherino consente un’elasticità piuttosto ampia e non è affatto detto che un vino biologico contenga meno solfiti aggiunti rispetto a un vino tradizionale.

I tre parametri qui sopra sono i più importanti, ma ce ne sono anche molti altri, spesso meno citati, che devono essere rispettati allo stesso modo. Ad esempio è proibito aggiungere lisozimi e gomme di cellulosa.

Normative europee e vino biologico 

La verifica dell’attuazione delle normative europee è appaltata a organismi privati e per i vini vinificati prima della pronunciazione europea (agosto 2012) le norme potrebbero anche non essere rispettate, non essendo la legge retroattiva per ovvie ragioni di commercializzazione.

Negli ultimi anni è aumentato il consumo di vino biologico e biodinamico di un 20% circa. Il consumatore medio è sempre più attento al rispetto ambientale e alla qualità, percepita o meno, di ciò che consuma.

La leadership produttiva spetta alle regioni meridionali, Calabria e Sicilia in primis, mentre il Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Piemonte sembrano indietro in termini produttivi rispetto ad un cambiamento inevitabile.

Tecnologia e analisi dei dati per la produzione di vini biologici e biodinamici.

La tecnologia digitale entrerà sempre più massicciamente in aiuto a quei commercianti che vorranno entrare in questo mercato che in futuro è destinato a crescere ulteriormente.

Le centraline meteo aziendali, ad esempio, consentono di monitorare il ciclo fenologico della vite, anticipando eventuali rischi patogeni. In Italia, ad oggi solo un produttore su cinque utilizza le centraline con logiche di questo tipo e aggiornarsi significa avanzare in termini competitivi.

Prevedere con debito anticipo i rischi patogeni delle colture consente di mettere in atto tutta una serie di iniziative “biodinamiche” escludendo il ricorso invasivo di pesticidi, antiparassitari e anticrittogamici.

Utilizzare la chimica potrebbe inficiare la possibilità di entrare nella famiglia commerciale del “biodinamico” per molti anni, in quanto la degradazione molecolare richiede tempi piuttosto lunghi.

Dagli anni ’50 si è registrato un aumento esponenziale degli agenti patogeni, paradossalmente (ma non troppo) proprio a causa dell’utilizzo intensivo di pesticidi (in particolare il famoso DDT). Se i pesticidi annullano la presenza di parassiti sui tempi brevi, su quelli medio-lunghi gli stessi si modificano diventando più robusti e difficili da combattere.

Attraverso l’analisi dei dati oggi possiamo progettare e programmare l’attività agricola in modo da ridurre al minimo il rischio parassitario.

Con i pesticidi si rincorre il problema una volta che lo stesso si è attivato, con l’analisi dei dati, invece, il rischio viene anticipato.

Cosa analizzare per produrre vini biologici e biodinamici.

In particolare bisognerà concentrarsi su:

  1. dimensionamento della coltivazione
  2. scelta del sistema colturale basato sulla dimensione
  3. applicazione delle rotazioni
  4. applicazione delle consociazioni
  5. inserimento di siepi, fasce boschive, muretti a secco
  6. analisi del terreno, del clima e dell’ambiente
  7. innesto di varietà agricole basate sull’analisi del punto 1 e punto 6
  8. coltivazione di humus sull’analisi del punto 1 e punto 6
Se vuoi rimanere informato su queste tematiche dai uno sguardo al nostro sito!


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